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CARAVAGGIO DI CHIARO E DI SCURO
2024-01-17
di Francesco Niccolini
con Luigi D’Elia
regia Enzo Vetrano e Stefano Randisi

Quanti dettagli servono per raccontare la storia di Michelangelo Merisi da Caravaggio? C’è la peste da bambino, che gli porta via padre e nonno. La fame e la povertà da giovane pittore apprendista, il successo fulmineo e scapestrato, i litigi, le risse: tentati omicidi, agguati in strada, ferite denunce e un omicidio riuscito. Fughe precipitose e ritorni. Arresti, scarcerazioni, protettori, amanti, pene comminate, sentenze di morte. Una grazia arrivata troppo tardi. Poi le tele, dato che lui gli affreschi proprio non li sapeva fare: solo a olio, riusciva. I soggetti, le fonti bibliche, apostoli santi madonne, amori poco sacri e molto profani. I quattro modelli che poteva permettersi e a rotazione usava in tutti i quadri: prostitute per madonne, giovani compagni di letto per angeli. Se stesso testimone in disparte. Un vecchio per tutto il resto. Opere dimenticate fino al Novecento, spesso rimosse, rifiutate dai committenti: troppo violente, scandalose, irriverenti, senza paradiso né speranza, “spropositate per lascivia e poco decoro”. Troppo naturali, e questo è imperdonabile. I viaggi e i soggiorni: Milano, Roma, Napoli, Malta, Messina, Napoli di nuovo, e poi l’ultimo approdo, Porto Ercole. I corpi: nudi, vestiti, semi nudi e poco vestiti, vesti antiche, abiti contemporanei, lui che camminava per Roma spada al fianco, elegantissimo e straccione. Corpi provocatori e sensuali, ché in lui la sensualità trabocca: sulle labbra, nelle cosce aperte degli angeli, nei seni turgidi delle madonne e delle giuditte.

Ma soprattutto la sua mano, che con la stessa facilità impugna il pennello e la spada, e lo fa con la medesima violenza. Una mano scandalosa che si muove impudica e irrispettosa: penetra la ferita nel costato di Cristo per l’incredulità di san Tommaso. Decapita Oloferne senza che l’occhio abbassi lo sguardo. Guida la mano del santo analfabeta per insegnargli a leggere e scrivere. Senza misericordia né resurrezione mostra la Vergine morta e gonfia. Dipinge calcagni neri, unghie sporche, sangue a fiotti, orrore, notte, pochissima luce e tanta strepitosa, meraviglia selvaggia.

Francesco Niccolini e Luigi D’Elia raccontano a modo loro un altro frammento della natura selvaggia che sta a loro tanto a cuore. Dopo Zanna Bianca, Moby Dick e Tarzan, si allontanano dalla grande letteratura per sprofondare nella pittura più sublime e abissale, quella di Caravaggio. È il terzo racconto biografico della loro produzione, dopo André e Dorine e Cammelli a Barbiana. Realizzano questo nuovo lavoro insieme a Enzo Vetrano e Stefano Randisi, che per la prima volta si cimentano nella regia di un monologo. Tutti insieme provano ad attraversare l’epoca d’oro della cultura italiana ed europea, quel primo Seicento che ha visto sbocciare i capolavori e le rivoluzioni più grandi del pensiero, dell’arte e della scienza occidentale: Shakespeare, Galileo, Cervantes, Gesualdo da Venosa e Caravaggio. Tutti insieme. Nati e morti tutti negli stessi anni. Tutti mossi dallo stesso scandaloso ardore.

Da diverso tempo siamo attratti dal lato oscuro della mente umana, quello che si manifesta con gesti inconsulti, violenti, apparentemente ingiustificabili, socialmente inaccettabili. Ci interessa studiare la complessità di questi comportamenti, che fa convivere violenza e fragilità, isolamento e bisogno di relazione, odio spietato e tenerezza. Quando Francesco e Luigi ci hanno proposto di partecipare a questo progetto abbiamo subito capito che questo lavoro ci avrebbe permesso di approfondire, attraverso un Artista dal fascino irresistibile, la nostra ricerca. Caravaggio incarna perfettamente questa duplicità inscindibile: nelle sue tele, attraverso il colore e il buio, la sacralità dei temi e l’umanità dei corpi che la rappresentano, e nella sua vita, un intreccio di passioni, tradimenti, violenze e fughe. Ma in tutto questo la cosa più importante è la verità. Verità artistica, che significa credibilità, rendere vicino ciò che sembra lontano. Nei suoi quadri Caravaggio cerca e trova questa verità, la rende concreta, visibile e tangibile. La stessa verità noi cerchiamo nel nostro lavoro. Ecco che il testo di Francesco possiede anche questa qualità, che il nostro percorso comune ha consolidato: la necessità di essere vero (anche quando il vero non è esattamente ciò che si racconta). La credibilità delle parole, della poesia, tradurrà la verità pittorica delle Madonne di Caravaggio. E perfetta è la capacità di Luigi, in questa avventura, di raccontare una storia come se ne fosse l’invisibile testimone, senza farti accorgere che ti prende per mano e ti conduce lì, al centro dell’azione, come deve fare il vero teatro.

Enzo Vetrano e Stefano Randisi

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di Francesco Niccolini

con Luigi D’Elia

regia Enzo Vetrano e Stefano Randisi

disegno luci Francesco Dignitoso

produzione Mesagne Capitale Cultura di Puglia 2023Umana Meraviglia

Compagnia INTI di Luigi D’Elia, Le Tre CordeCompagnia Vetrano/Randisi, Teatri di Bari

con il sostegno di Teatro Cristallo

e PASSO NORD centro regionale residenze artistiche di montagna Trentino-Alto Adige/Südtirol sostenuto da MiCDirezione Generale Spettacolo

Provincia Autonoma di Trento e Provincia Autonoma di Bolzano

BIGLIETTI
settore A – € 20,00 – ridotto* € 15,00
settore B – € 15,00 – ridotto* € 12,00
settore C – € 10,00